Aree di intervento

Ansia da terremoto

Ovviamente non si possono generalizzare le reazioni, ma diciamo che spesso chi si trova a sperimentare una catastrofe incontrollabile come un terremoto è costretto a confrontarsi con una insolita situazione di incertezza, con lo smarrimento che ne deriva, con la difficoltà di avere una progettualità per il domani. Ansia e paura, assieme a rabbia e frustrazione sono i sentimenti dominanti. Anche sul piano fisico le reazioni sono le più diverse: laddove non esistono patologie pregresse, come attacchi di panico o ansia patologica ad esempio, in generale si trovano comunque veri e propri picchi di ansia che provocano l’aumento dei livelli di adrenalina e cortisolo a loro volta responsabili della tachicardia e di tutte le sensazioni di disagio fisico che più o meno si sono sperimentate durante la scossa violenta di terremoto.

Lo sciame sismico provoca una sensazione continua di minaccia, anticamera degli attacchi di panico. Tutte conseguenze della paura di morire, e del fatto di avere la responsabilità dei figli spesso piccoli, o di genitori anziani.

Se avete avuto un attacco di panico, vi siete sentiti bloccati con la sensazione di morire, anche con sudore freddo e palpitazioni dopo aver sentito la casa ballare violentemente sotto i vostri piedi, avete vissuto un’esperienza traumatica molto forte che lascia strascichi e che va affrontata, altrimenti si può strutturare uno stato ansioso con conseguenti attacchi di panico o patologie psicosomatiche come problemi gastro-intestinali e cefalea.

Non tutti reagiamo nello stesso modo: alcune persone sono più resilienti, sono cioè più capaci di “assorbire” l’urto di un evento catastrofico altre lo sono meno. Entrambe le risposte sono normali e vanno bene.

Il trauma che un terremoto crea intacca qualcosa di profondo, qualcosa che è legato all’identità delle persone e dei popoli, alle certezze di una vita, a una quotidianità che non esiste più, all’incertezza sul futuro. Le crepe nelle case e negli edifici hanno moltissime similitudini con le crepe create all’interno delle persone.

La metafora della distruzione è complementare alla metafora della ricostruzione, così come gli edifici si mettono in sicurezza e si ricostruiscono, così le memorie vengono rispolverate e riempite di nuove; così come le crepe vengono sistemate, così le fratture del sé vengono ricucite, alcune ferite si rimarginano, altre lasceranno per sempre il segno, ma saranno segni da mostrare orgogliosi a chi chiede: “Come si fa a tornare a vivere dopo un terremoto?”».

 

«Le crepe nelle case e negli edifici dei nostri paesi sono piccole grandi crepe alla nostra identità. Ricostruire un paese è ricostruire una parte della nostra anima, nel farlo, alcune ferite si rimarginano, altre lasceranno per sempre il segno, ma saranno segni da mostrare orgogliosi a chi chiede: “Come si fa a tornare a vivere dopo un terremoto?”».


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