non-mangia-720x480.jpg

8 Dicembre 2017 News

Prima o poi arriva il momento dello svezzamento per il bambino, i genitori devono essere preparati ad affrontare questa prima forma di autonomia ed accompagnare il proprio figlio nel percorso che porta alla formazione di sane abitudini alimentari.

Spesso il momento del pasto si può trasformare in una vera e propria lotta, dove il potere sembra essere nelle mani del bambino che può diventare in questa fase un paradossale tiranno rivoluzionario!

Il genitore dovrebbe cercare di trasmettere e far rispettare le regole principali che riguardano l’alimentazione, ovvero:

  • Mangiare da solo;
  • Mangiare tutto ciò che è nel piatto;
  • Non giocare con il cibo;
  • Mangiare tutti i cibi anche quelli di minor gradimento ma importanti per la salute come le verdure;
  • Restare seduto a tavola fino al termine del pasto.

I genitori devono affiancare, stimolare ed essere d’esempio al bambino al fine di fargli acquisire una sana educazione alimentare…non deve mancare perciò un’alta dose di pazienza!

Questa fase di acquisizione in molti casi è caratterizzata da “capricci” e proteste che, se non risolte in tempi brevi, possono condurre allo sviluppo di veri e propri disturbi alimentari o a difficoltà comportamentali.

Spesso i genitori mettono in atto delle  strategie che, lungi dall’essere efficaci, aumentano in loro il senso di fallimento e impotenza.

Possiamo elencare alcuni esempi:

  • Spronare il bambino fino ad arrivare all’autoritarismo (“mangia!”) o al ricatto emotivo (“se non mangi mamma diventa triste!”);
  • Corrompere il proprio figlio attraverso dei ricatti concreti (“se mangi tutto ti porto alle giostrine”). E’ una strategia che può portare a dei risultati nell’immediato, ma a livello educativo può essere deleteria;
  • Confrontare il comportamento del bambino con quello dei fratelli o degli altri amichetti (“guarda come è bravo tuo fratello che ha mangiato tutto!”).

Tutte queste strategie fallimentari portano a focalizzare l’attenzione sul problema e trasformano il momento del pasto in un vero e proprio incubo sia per i genitori che per il bambino che diventa sempre più ostinato e si sente visto solo per il suo “problema”.

Questo non fa che allontanare il cibo dalla funzione di piacere che dovrebbe assumere, queste dinamiche possono inoltre interferire con la capacità del bambino di autoregolarsi riconoscendo la sensazione di fame e sazietà.

Si possono individuare delle strategie che possono risultare utili ai genitori nell’affrontare questa fase oppositiva:

  • Evitare di forzare il bambino a mangiare, l’alimentazione deve essere importante per lui non solo per il genitore. Anche se questo vuol dire che per un po’ il bambino mangerà poco o salterà il pasto, è importante cercare di placare la propria ansia e far sì che si inneschi un’interruzione nella dinamica di potere che sottende al pasto;
  • Evitare di parlare solo del cibo, questo infatti non fa che ingigantire il problema e le ansie legate ad esso.

Sicuramente il bambino non si lascerà morire di fame, inoltre permettergli di mangiare sempre le stesse cose pur di fargli ingurgitare qualcosa non giova comunque alla sua salute e igiene alimentare.

E’ importante che i genitori siano fermi e uniti nel mettere in atto queste strategie educative senza farsi sopraffare dalle angosce.

Può essere utile l’aiuto di uno psicologo che può permettere ai genitori ed al bambino di affrontare quelle problematiche relazionali che possono nascondersi dietro al cibo.


anne-g..jpg

1 Dicembre 2017 News

Linfa dell’arte, puro atto creativo, custode del sonno, il sogno da sempre affascina l’essere umano per la capacità di svincolarsi dai principi del pensiero logico e dalla connessione con la realtà.

I bambini sono dei produttori di sogni davvero sorprendenti, infatti, rispetto agli adulti, sono meno inibiti e preoccupati a nasconderne gli effetti spiacevoli o negativi; la loro realtà è più vicina a quella delle immagini, immersi come sono in un fantastico e fiabesco mondo, dove nulla è come sembra e tutto ciò che accade è magia.

Quando gli adulti sognano qualcosa di fastidioso o inquietante, spesso perché spaventati dal dover riconoscere i motivi del disagio ed affrontarlo, al risveglio scacciano il ricordo e, dunque, l’eventuale problema manifestatosi in sogno.

Anche i bambini, durante l’adolescenza, imparano a inserire meccanismi di difesa nei sogni, ma da piccoli sono desiderosi di parlarne.

L’attività onirica dei bambini è creativa, non si limita a rimaneggiare i dati dell’esperienza di veglia, ma li riorganizza in modi completamente nuovi.

Più spesso nei sogni compaiono le attività ricreative, gli eventi e gli ambienti, e soprattutto il gioco, protagonista nella loro vita come nelle storie oniriche. Infatti, così come il gioco costituisce spesso una forma di auto-guarigione da un temporaneo periodo di difficoltà, il sogno, liberando allo stesso modo il bambino dai legami e dalle inibizioni imposti dalla vita ordinaria, utilizza lo stesso meccanismo del gioco: attraverso il sogno il bambino può ripetere le esperienze dolorose ed elaborarle, attivando la capacità di fruire di una riparazione immaginaria che gli permette di superare tali difficoltà.

Gioco, fantasia e sogno seguono quindi linee che s’intrecciano magicamente per aiutare il bambino a definire se stesso e il mondo esterno attraverso il quale è in continua relazione esistenziale. Ricercatori che hanno studiato i comportamenti di gioco in uomini ed in altre specie animali, hanno trovato che il gioco è “autoietico”, cioè si fa per il proprio bene senza essere guidati o motivati da un obiettivo esterno.

Il gioco implica la creazione di uno spazio “irreale” o “quasi-reale”, un mondo chiaramente a parte con ruoli speciali.

La sua funzione primaria quindi ci mette in grado di sperimentare le diverse possibilità della nostra vita, esaltando la nostra flessibilità, creatività e capacità di reagire bene alle nuove esperienze.

Queste caratteristiche del gioco descrivono perfettamente anche le attività del sogno. Infatti la sua funzione primaria è quella di aiutarci ad elaborare nuove informazioni ed esperienze emotive e a stimolare le nostre capacità creative, di spontaneità e di auto-completamento.

Il sogno sostanzialmente è una forma di gioco, un gioco in cui ci avventuriamo e sperimentiamo di notte. In qualsiasi momento può accadere che un gruppo di bambini inizi spontaneamente a divertirsi giocando con i propri sogni, esplorando e chiarendo le differenze tra i comportamenti del sogno e della veglia.

Fingendo di sognare possono giocare più liberamente ed esprimere la propria aggressività più vigorosamente di quanto solitamente verrebbe permesso loro.

Da esperienze sul campo, come spesso capita, si è notato che quando ai bambini si chiede di raccontare un “loro sogno onirico”, quello che si ricordano meglio o che è loro piaciuto di più, si apre un canale di comunicazione molto particolare. La capacità comunicativa dei bambini permette una completa trasmissione di tutti gli elementi affettivi legati all’esperienza onirica, soprattutto quando non caricata dalle sovrastrutture imposte dalla società.

I bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, raccontano molto volentieri i loro sogni che ricordano con grande dovizia di particolari. Ma non solo, su questa richiesta di raccontare i loro sogni si è visto che cambiano lessico: parlano in modo più forbito di quanto facciano normalmente e delineano racconti e situazioni complesse in modo chiaro e, per quanto possibile con materiali onirici, esaustivo. Le storie da loro raccontate alla fine sono delle favole, surreali e oniriche.

Raccontare i sogni significa farci entrare in un mondo molto personale, fantastico e simbolico, che in qualche modo scavalca e si pone prima delle sovrastrutture culturali, delle differenze etniche, religiose, linguistiche.

L’arte è un mezzo ideale per esprimere il significato dei sogni. Anche se gli adulti hanno capacità verbali più sviluppate, i bambini sono meno inibiti e possono essere più espressivi nei propri lavori artistici. Scenette, disegni, collage, maschere, costumi e fotografie possono essere veicoli produttivi per immaginare oltre il sogno. Usando ad esempio un disegno o uno scritto creativo un bambino può abbellire questa storia, farla proseguire, modificarne i dialoghi o creare interamente un nuovo

finale. La probabile funzione di questi esercizi artistici è di aiutare il bambino a focalizzare e potenzialmente risolvere ansie relative a eventi, situazioni nuove e rapporti preoccupanti.

E’ importante stimolare la condivisione dei sogni nei bambini, essi possono essere uno strumento per i genitori e gli insegnanti per aver accesso al loro mondo interno e comprenderlo meglio.


Copyright Simona Lorenzetti 2017. All rights reserved.